giovedì 14 luglio 2011

Walter Mosley

Romanzo d’iniziazione torbido e feroce, Il viaggio è un curioso flashback nelle vite di Ezekiel Rawlins e Raymond Alexander. Nomi per esteso di Easy e Mouse che, come si sa, sono i suoi personaggi preferiti di Walter Mosley alla cui saga ha dedicato un bel po’ di romanzi. In particolare il primo, ma anche Mouse, un tizio che non ci mette un attimo ad infilare il coltello nella pancia di qualcuno e dare “una rimescolata alla minestra” come direbbe lui. Il problema è che si deve sposare (prima o poi capita) e per mettere insieme il gruzzolo necessario decide di partire verso la città del Texas di cui è originario. E’ il 1939, Easy lo segue e dopo un po’, come capita a gran parte dei viaggi americani, se non tutti, l’orizzonte si perde. Un po' perché il paesaggio non lascia scampo e Easy e Mouse si trovano davanti a pianure piatte e monotone, ma tutt’altro che aride. Come notano anche loro durante Il viaggio: “Dicono che questa zona è come un deserto, e hanno ragione, qualche volta. Ci sono strisce di terreno su cui non cresce quasi mai niente, ma anche qui le cose non sono così semplici. Il Texas contiene tutti i tipi di terra: argilla rossa, zolle grigie e fertile terriccio marrone, trasportato o lavorato con il sudore da poveri contadini che cercano di farci crescere qualcosa. Quella terra ti dà una sensazione di fiducia perché è così tanta e così diversa, e soprattutto, perché ha la pazienza di starsene lì e di non cercare mai un posto migliore”. Un po’ perché quando cominciano ad accorgersi che “la strada è piena di vipere” le variazioni sul percorso diventano frequenti e incontrollabili, in particolare modo quando gli ospiti indesiderati hanno le sembianze di fantasmi e ricordi che appaiono in continuazione. A volte, sotto la stesa ombra, specie dentro un blues: “Una volta Blind Lemon Jefferson suonava qui, più di quindici anni fa, ma mi ricordo quanto suonava bene come se fosse passata una settimana”. Citare il più spiritato e lancinante dei bluesman è impegnativo, però appropriato e non soltanto per la comune denominazione geografica. Sulle sue note Il viaggio diventa anche un pellegrinaggio nel tempo, verso il passato, dentro la miseria, quella che tutti i personaggi di Walter Mosley conoscono bene perché come si sente dire Easy “i poveri non hanno tempo di preoccuparsi delle raffinatezze, Ease; un disgraziato non può nemmeno guardarsi il culo perché basta che abbassi gli occhi un attimo ed è finita”. Il linguaggio, si sarà, capito è questo e Walter Mosley non fa altro che sbatterlo sulla pagina senza tante esitazioni, dandogli quel tanto di dignità necessaria a garantire l’esistenza dei suoi personaggi preferiti. E funziona perché con l'ombra della seconda guerra mondiale che incombe, Eazy e Mouse rotolano sulle strade, tra le paludi e i juke joint, sbagliando e riprovando e cercando di cogliere quella “piccolissima luce” che è la vita, come direbbe James Baldwin, non smettono un attimo di parlare, parlare, parlare. Il rap deve essere nato così.

1 commento:

  1. ehm...non vorrei sembrare noiosa, se lo sono chiedo venia, ma sei una miniera di cose che mi piacciono!! Hai letto di Mosley "La musica del diavolo"? Per quello che ne ho letto di lui, trovo che sia il suo libro più bello, ricco di un'umanità e di una pietas che va al di là di qualsiasi aspettativa:
    Mi spiace ma parlo di libri letti anni fa e la mia memoria è debole e fallace :)però mi viene in mente ora un paragone tanto azzardato quanto, forse, assurdo,con Meridiano di sangue che in realtà è tutta un'altra storia...ma sempre di brutalità della vita e dell'uomo si parla, di violenza e crudeltà, solo che nel libro di Mosley trova un suo controaltare...
    chiedo venia anche di questo incredibile parralelo..:)
    un saluto
    maria

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