lunedì 19 maggio 2014

George Saunders

L’egoismo è inutile racchiude l’Elogio della gentilezza, il discorso di George Saunders ai laureandi della Syracuse University l’11 maggio 2013, la parte più significativa tratta da L’uomo megafono e una bella intervista conclusiva. L’assemblaggio, in apparenza, potrebbe ingannare perché anche nei diversi formati, una lecture piuttosto che un saggio, l’orientamento di George Saunders è sempre verso l’insolito, l’imprevisto, la deviazione di percorso. E’ esplicito nell’esortazione all’università (“Fate le cose che vi orientano verso i grandi interrogativi, ed evitate quelle che vi svalutano e vi rendono banali”) e lo è ancora di più quando riflette in termini generali (“Ciò che per noi è reale nell’esperienza di tutti i giorni dovrebbe trovare posto anche nella nostra visione filosofica, nel nostro pensiero personale, altrimenti, abbiamo a che fare con un classico esempio di dissociazione”). In filigrana a L’egoismo è inutile non è difficile scovare i tratti fondamentali della scrittura e delle ossessioni di George Saunders, in particolare la sua vocazione per il racconto in chiave critica e polemica: “Le storie migliori nascono da una misteriosa spinta verso la ricerca della verità, insita nel racconto che ha subito una revisione approfondita; sono complesse, spiazzanti, ambigue; tendono a rallentarci anziché a velocizzarci. Ci rendono più umili, ci fanno immedesimare con persone che non conosciamo, perché ci aiutano a immaginarle, e quando riusciamo a immaginarcele, perché la storia è raccontata bene, le vediamo sostanzialmente simili a noi”. L’egoismo è inutile è un minuscolo manuale di istruzioni che riassume in poche dozzine di pagine alcune delle contraddizioni più laceranti dei nostri tempi perché “noi consideriamo il linguaggio un prodotto del pensiero (facciamo un pensiero e poi scegliamo una frase con cui esprimerlo), ma il pensiero è a sua volta un prodotto del linguaggio (tentando, grazie alle parole, di trasmettere un significato preciso, capiamo meglio ciò che pensiamo)”. E’ facile capire che George Saunders vede giusto quando dice che “l’informazione deficiente ha un costo, anche quando l’informazione deficiente viene data senza secondi fini. E il costo dell’informazione deficiente è direttamente proporzionale all’onnipresenza del messaggio”. E così non è difficile essere d’accordo con George Saunders quando dice che abbiamo bisogno (un disperato bisogno) di “piccole dosi di specificità”. Ci servono perché “la capacità di una cultura di capire se stessa e il mondo è fondamentale per la sua sopravvivenza. Ma oggi siamo guidati nell’arena del dibattito pubblico da veggenti che sanno soprattutto tenerci incollati a guardarli”. E’ proprio questo, in fondo, il senso dell’Elogio della gentilezza e, volendo, lo spirito che alimenta i propositi della sua narrativa. Lo stesso George  Saunders lo conferma con estrema chiarezza: “Ad ogni modo: il punto è che il nostro primo compito è guardare la realtà e stabilire cosa è vero”. A volte, per cominciare,  basta un piccolo libro.

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