martedì 19 novembre 2013

Saul Bellow

A diciassette anni, Louie si trova a varcare una soglia che non prevede possibilità di ritorno. Sua madre sta morendo e lui deve consegnare un mazzo di fiori dall’altra parte della città. Di solito, è un fattorino solerte e scrupoloso, che segue percorsi già tracciati dai binari del tram e non si concede alcuna distrazione, se non la travolgente passione per la letteratura. La monotonia della sua esistenza è destinata a essere travolta e Saul Bellow non ne fa misero fin dal memorabile incipit: “Quando stanno succedendo troppe cose, più di quante tu ne possa sopportare, puoi scegliere di fare finta che non stia accadendo niente di particolare, che la tua vita stia girando e rigirando come il piatto di un giradischi. Poi un giorno ti rendi conto che quello che credevi un piatto di giradischi, liscio e uniforme, era in realtà un mulinello, un vortice”. Per una serie di piccole congetture del caso, che Saul Bellow sa incastrare una dopo l’altra come raffinati rompicapi che ipnotizzano il lettore, Louie finisce nello studio medico di un parente, dove rimane incantato dalla visione del corpo di una donna, nuda e disinibita. Lei lo invita a seguirla, Louie crede, immagina, spera, sogna che L’iniziazione sia quello che tutti, lettore compreso, pensano, fremendo al solo pensiero dei rituali sessuali. Il colpo di scena è dietro l’angolo perché “per strada non c’erano redentori, né guide, confessori, consolatori, né nessuno che ti illuminasse la mente o ti rivelasse la verità a cui rivolgersi. Dovevi prendere insegnamento ovunque lo potessi trovare”. L’iniziazione si trasforma allora in un’odissea nelle strade di “Chicago d’inverno, corazzata di ghiaccio grigio, il cielo basso, il tirare avanti, pesante”. A parte il clima stagionale, comunque gelido, tutta l’atmosfera è tesa e ingannevole come un incubo kafkiano perché Saul Bellow non concede facili vie di scampo al suo protagonista, che si ritrova invischiato in un storia agrodolce, per metà commedia degli equivoci e per metà tragedia dai toni malinconici e crepuscolari. Altrettanto tocca al lettore perché, pur nella sua brevissima e insolita forma (poco più di un racconto, molto meno di un romanzo) Saul Bellow riesce a trasportarci in una dimensione particolarissima, ottenuta sovrapponendo in continuazione fattori ambientali e umani. Strato dopo strato, L’iniziazione si evolve in modo plastico e mentre si sfumano i confini tra Louie, il sesso e la morte, diventa la dimostrazione plateale di quello che sosteneva Saul Bellow, poi riportato nella postfazione: “Forse lo scrittore non ce l’ha in mente, un vero pubblico. Spesso il suo unico presupposto è di partecipare in uno stato di unità psichica con altri che non conosce direttamente. Egli è in grado di comprendere la condizione mentale di questi altri perché è anche la sua condizione. In un modo o nell’altro capisce, o intuisce, quanto sia grande lo sforzo, spesso uno sforzo segreto e nascosto, per rimettere in ordine la coscienza confusa”. Piccolo, grande libro. 

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