venerdì 14 giugno 2013

Sam Shepard

“Quanto è profondo qui” dice uno dei protagonisti di Menzogne della mente ed è l’abisso che segna la distanza tra le persone, anche nella stessa famiglia, quello che c’è “in mezzo”  il particolare dei legami, dei rapporti, diventano quelle “scene americane” che costituiscono lo spirito essenziale delle pièces teatrali di Sam Shepard. Essendo un narratore raffinatissimo anche quando deve elencare gli oggetti, gli strumenti e le presenze sul palco, come se ogni dettaglio fosse vitale (e lo è), dalla colonna sonora (“Musica dal vivo. Musica con un nerbo americano”, che poi è il bluegrass dei Red Clay Ramblers che hanno collaborato a lungo con lui) alla disposizione sul palco, è minuzioso e scrupoloso. Persino le indicazioni per la scenografie funzionano come un racconto: “Frankie dietro il pubblico con un telefono in mano, parla camminando in circolo, scalciando il filo del telefono. Jake, in fondo alla piattaforma di destra, ha una valigia accanto e parla a un telefono pubblico, di quelli che si trovano sulle autostrade. Una pallida luna piena nel centro a sinistra in fondo alla scena. Tra i due personaggi, ciascuno isolato da una pozza di luce, pare esserci un’immensa distanza suggeriva dall’oscurità che li separa. Dapprima si odono le loro voci nel buio completo. Poi si alza molto dolcemente la luna mentre la conversazione prosegue al buio, quindi la luce rivela lentamente i due personaggi”. Tra Jake e Beth, i protagonisti di Menzogne della mente, la distanza è infinita perché hanno costruito un deserto tra loro due, scavando un solco anche con se stessi. I punti di domanda che circondano l’identità e/o la sua percezione, un tema che è radicato nella narrativa di Sam Shepard, e ancora di più nella sue scritture teatrali, danno il tempo alle battute dei personaggi, come dice Jake: “Non mi preoccupo più di dove va la gente. Non ci penso. Possono andare tutti dove vogliono. Questi giorni seguo solo i miei movimenti. E’ già abbastanza. Ci hai mai provato? A seguirti. Come una spia. Puoi finire da qualsiasi parte. E’ incredibile. Per esempio, mi sono appena sorpreso mentre mi stavo rasando. Ero proprio là. Che mi rasavo. Me ne sono accorto solo adesso. Fa paura, sai”. La divisione tra Jake e Beth permette ancora una volta a Sam Shepard di esplorare quel territorio che coincide con la terra di nessuno dei legami che si spezzano e non finiscono mai, finché giunge a una (parziale) conclusione: “La gente non muore tutta. Non muoiono tutti insieme a meno che ci sia una catastrofe. Rimane sempre indietro qualcuno a continuare la famiglia. C’è sempre almeno uno che resta indietro”. Allora si ritorna alla citazione iniziale di Cesar Vallejo, la scintilla per l’epifania che si sviluppa dalle Menzogne della mente: “Qualcosa ci identifica con chi ci abbandona, ed è nostro comune potere il ritornare: di qui il nostro dolore più grande. Qualcosa ci separa da chi resta con coi, ed è nostra comune schiavitù l’andarcene: di qui la nostra più magra felicità”. Sì, è profondo qui. 

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