martedì 28 agosto 2012

Thomas McGuane

Con Il grande silenzio, Thomas McGuane spiega la pesca, la pesca con la mosca in particolare, con una passione che ne fa una questione di vita o di morte. E’ proprio il trasporto con cui si dedica nel raccontare la pesca, a rendere Il grande silenzio, che in effetti è una parte consistente della sua autobiografia, in qualcosa di più importante. Per dire: alla mosca, ovvero all’esca, Thomas McGuane dedica ampi squarci della sua attenzione (e della scrittura, che è sempre brillante), tanto da riuscire a essere coinvolgente anche con un argomento specifico e del tutto particolare: “Cerco di costruire mosche che mi faranno pescare meglio, cerco di pescare più di frequente, di sognare pesci quando non posso pescare, di ricordare a me stesso che devo fare tutto il possibile per rendere il mondo più accogliente per i pesci e, in ultima analisi, per progredire ulteriormente così da diventare un pesce io stesso”. Per lui la pesca non è un hobby, non è un secondo lavoro e non è una via di fuga. Può essere una metafora o un particolare momento della vita, con un catalogo di dettagli molto vivi, di ricordi da conservare (“In realtà, anche se mentre scrivo queste cose sono trascorsi molti anni da allora, quei momenti sono ancora vivi nella mia mente. Che meraviglia possederli”), di storie, luoghi, persone, viaggi e (tanti) pesci da raccontare. Negli appunti giornalieri di Thomas McGuane affiora un’ossessione coltivata con tale, minuziosa dedizione da trasmetterla alla fine anche al lettore che non è mai stato sintonizzato su ami e canne, lenze ed piombe, trote fario e salmerini, stagni e torrenti, laghi e mare aperto. Basterebbe occuparsi di qualsiasi cosa con un decimo delle motivazioni che Thomas McGuane riversa nella pesca e il mondo sarebbe di sicuro un posto migliore. La cura, la curiosità, il meticoloso assemblaggio dell’incontro con i pesci e con gli uomini, la sportività (vera e sincera) verso entrambe le specie formano e alimenta con Il grande silenzio un modo per ritrovare un rapporto con se stessi (“Le condizioni meteo esistono a prescindere, e dopo aver percorso un certo tratto di vita è corroborante contemplare le molte cose che per esistere non hanno bisogno di te”), con la natura (“Soltanto osservando la natura ci è possibile recuperare la visione dell’eterno che ha consolato i nostri antenati”), tutto sommato con la vita (“Mi domandai come sarebbe stata la mia vita se avessi saputo a dodici anni che a cinquantacinque avrei vissuto una giornata da venti pesci”) e con il tempo (“Il nostro atteggiamento verso il tempo ci pone in conflitto con la società di cui facciamo parte”). Attraverso la pesca e Il grande silenzio che la sottolinea, Thomas McGuane matura una filosofia o meglio una visione del mondo come dovrebbe essere. Non a caso contiene un punto di vista piuttosto caustico sulla realtà e i suoi aridi dati di fatto, compresa una lapidaria, meravigliosa definizione dell’economia moderna: “Si chiama libera impresa. O caghi o ti togli dal cesso”.

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