domenica 19 febbraio 2012

Eric Foner

“Se andate in rete e provate ad inserire in un motore di ricerca la parola freedom” ha detto in un'intervista Eric Foner “Troverete siti delle milizie, di estremisti antigovernativi, gente che non vuole pagare le tasse, che crede unicamente in un mercato senza regole. La parola libertà oggi è spesso usata solo come una negazione: nessuno governo, nessun limite, nessuna inibizione. E quello che io ho provato a suggerire è che ci sono state altre idee di libertà nella storia degli Stati Uniti d'America. La libertà come sicurezzza economica durante il New Deal, la libertà come giustizia nelle battaglie abolizioniste, la libertà dei movimenti per i diritti civili: e non si tratta di idee che abbiamo importato da qualche altra parte. Sono nate qui, in America”. Non potrebbe esserci introduzione migliore: professore alla Columbia University e tra i maggiori storici americani, Eric Foner ha incastrato nella Storia della libertà americana tutte le caselle di quel mosaico che ha portato a riassumere nella parola libertà l'essenza di tutte le contraddizioni su cui sono fondati e prosperati gli Stati Uniti d'America. Se all'inizio il valore della libertà corrispondeva per intero a quello dell'indipendenza, ben presto le interpretazioni cominciarono a trasformarne il senso, e in parecchi casi a deformarlo. L'auspicata rivoluzione intellettuale che avrebbe dovuto seguire la formazione degli Stati Uniti (scriveva Thomas Paine: “Vediamo con occhi nuovi; ascoltiamo con orecchie nuove; e pensiamo con pensieri nuovi, rispetto a quelli che abbiamo usato prima”) venne ben presto superata dalle enorme possibilità economiche che si spalancarono con l'emancipazione delle colonie. Fin dalle fondamenta infatti gli Stati Uniti si prefigurarono come “un mondo in cui la libertà personale coincideva sempre più con l'opportunità di mettersi in competizione per un guadagno economico e per la propria realizzazione". Il nuovo accesso alla proprietà privata, il repentino sviluppo del mercato del lavoro e la retorica nazionalista non avrebbero però risolto le questioni degli afroamericani, dei nativi, della condizione femminile e come giustamente annotava un cronista dell'epoca "mentre nel nostro paese si invoca con tanta passione la libertà la si nega poi ai propri vicini”. Su queste incongruenze si è generata, nel corso degli anni, la Storia della libertà americana ed Eric Foner non trascura alcun dettaglio nel cercare di proporre il più ampio ventaglio possibili di “interpretazioni della libertà”, senza tralasciare la definizione che diede Ralph Waldo Emerson degli americani: “fanatici della libertà”. L'avversione ad ogni forma e logica statale che ha generato l'icona degli outsider perennemente fuori e/o contro la nazione è più radicata di quanti si pensi: anche le milizie, evidentemente, non sono state importate. La libertà, in America, è una contraddizione scritta per costituzione e sono tantissimi gli argomenti che Eric Foner affronta raccontando la Storia della libertà americana, lungo due secoli e mezzo, dalla libertà dagli inglesi alla libertà di consumo. 

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