sabato 15 ottobre 2011

Paul Bowles

Tangeri è stato il covo, il rifugio della Beat Generation, uno dei punti cardinali del movimento a cui facevano riferimento tutti, da William Burroughs a Jack Kerouac. La spiaggia dell’oceano sul versante opposto e il dettaglio cosmopolita, insieme all’India, alle fughe nel Mediterraneo e ai viaggi di scoperta nelle giungle tropicali è stato un polo magnetico, ma nella Messa di mezzanotte di Paul Bowles è soltanto un punto di partenza, anche se l’aria di averla conosciuta e compresa più di tutti. Il Marocco che introduce Messa di mezzanotte non è un luogo della mente e nemmeno il dedalo di vicoli in cui barattare tutto, persino l’anima. Si scopre, mentre si levve Qui per imparare che “era un paese derelitto; aveva l’odore della povertà nella quale i suoi residenti erano abituati a vivere. Né c’era segno che in un tempo passato ci fosse stato qualcosa di più. Il vento che proveniva dal mare sollevava in alto la polvere dalle strade per scagliarla poi rabbiosamente sulla campagna. Perfino le foglie degli alberi di fico erano coperte da una patina bianca”. In Qui per imparare la storia di Malika, che dopo aver viaggiato e toccato il lusso ai quattro angoli del mondo, torna in Marocco per trovare una discarica al posto della sua casa,  ed è quando comincia a comprendere “la vera dimensione della propria ignoranza”. A parte Qui per imparare, che è una bozza di romanzo a tutti gli effetti, tutti i racconti di Messa di mezzanotte sono brevissimi ed eterogenei anche se in gran parte derivati dall’esperienza marocchina di Paul Bowles. Tra questi, spicca la perfezione di Madame e Ahmed, un racconto di quattro pagine con altrettanti personaggi che si muovono con la precisione di un cronometro. Anche frammenti come Bouayad e i soldi o Il marito che sembra essere più frutto dell’ascolto, di storie sentite, piuttosto che di invenzione, sono cesellati con pochi passaggi semplici e diretti che tendono ad accomunare i racconti attorno a un paio di temi ricorrenti. L’inganno e il sotterfugio spesso mettono in risalto in contrasto tra la tradizione e la modernità, come succede in modo evidente in L’amuleto vuoto. La conoscenza della cultura, degli usi e dei costumi nonché della storia del Marocco permette a Paul Bowles di raccontare con estrema disinvoltura le vicende famigliari che, quasi sempre, hanno come protagoniste le donne, e la loro condizione. Le donne al centro dell’attenzione sono risolutive nell’evolversi delle storie e sono determinanti anche nell’ambientazione occidentale di Kitty. La curiosa metamorfosi avviene tutta attraverso gli occhi dei personaggi femminili che Paul Bowles racconta con una grazia tutta sua. In apparenza Kitty è un episodio incongruo rispetto agli altri capitoli di Messa di mezzanotte e sembra un bizzarro esercizio di stile o una divagazione psichedelica degna di Lewis Carroll (qualche debito si nota) eppure Paul Bowles lo risolve con un tono sornione e divertito tra il surreale e il naïf che risulta subito accattivante. E’ spiazzante, ma funziona.

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