giovedì 15 settembre 2011

William Langewiesche

La precisione. Nella guerra la precisione è tutto: centrare il bersaglio, mantenere la posizione, collimare il mirino, arrivare sulle coordinate giuste. Una precisione costruita con la burocrazia e l’addestramento, a cui negli ultimi anni si è affiancata l’ossessione per le tecnologie più raffinate e costose. Una dimensione in cui è molto difficile entrare e che è ancora più complicato da spiegare. William Langewiesche ci riesce con una certa disinvoltura perché la sua percezione della guerra, e in particolare delle recenti forme di combattimento ad alto contenuto tecnologico, si struttura attraverso due punti di vista molto simili e nello stesso tempo agli antipodi che riporta in due reportage (Esecuzioni a distanza e Predatori) scritti in modo accurato e tagliente. Nella prima metà di Esecuzioni a distanza, William Langewiesche, ricostruendo la testimonianza di un tiratore scelto americano (Iraq, Afghanistan) legge attraverso le sue impressioni le difficoltà di considerarsi umano. La vita del cecchino è difficile e complessa. E’ una parte delle élite in guerra, è un guerriero superiore agli altri, un soldato che vive la sua missione come un’arte. E’ strategico, è più addestrato, è più costoso, è più pericoloso. E’ anche in una situazione in cui il confine tra soldato e omicida diventa molto labile e il tormento, dopo ogni colpo sparato, è un dubbio che scava nell’anima. Anche se la distanza dal nemico resta notevole, un cecchino la guerra la vede e la vive in prima persona, sul terreno, senza via di fuga dal fronte. E’ un killer, ma resta umano, con tutte le contraddizioni e le debolezze degli esseri umani. Speculare alla vita del tiratore scelto, è quella del pilota di droni che occupa l’altra metà di Esecuzioni a distanza. Stando a migliaia e migliaia di chilometri di distanza dal fronte, al sicuro in una base aerea negli Stati Uniti, un pilota guida i Predator nelle ricognizioni e negli attacchi in Iraq e in Afghanistan. La guerra la vede attraverso una schermo digitale. Le decisioni (come muoversi, quando sparare) sono prese con una tastiera e un joystick. La sua partecipazione è limitata, a tratti surreali tanto che confessa a William Langewiesche: “Non ricordo più esattamente che cosa ci facciamo, qui, ma tanto nessuno chiederà la mia opinione”. E’ un’altra guerra rispetto a quella del tiratore scelto. E’ sempre la stessa guerra, “è una guerra che perderemo, ma dichiarando di averla vinta. E’ successo in Vietnam, sta succedendo di nuovo in Iraq, succederà anche in Afghanistan” sentenzia William Langewiesche. Ai suoi interlocutori, i dottor Stranamore che comandano il tiratore scelto e il pilota dei droni, non importa un granché. Sono già proiettati nel prossimo conflitto, “un futuro di guerra robotizzata, in cui saranno le macchine a scegliere di uccidere. Ed è un futuro prossimo. Quando arriverà, dovremo però chiederci che specie siamo diventati. E cosa ci facciamo sulla terra”. La conclusione è agghiacciante e la domanda pare più che lecita. 

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