giovedì 29 settembre 2011

Vladimir Nabokov

Pur avendo una natura composita e colorita, tra lettere, interviste e saggi sulle farfalle, Intransigenze è quasi un’autobiografia d’artista, se non proprio un provocatorio testamento. Nabokov, uno di più concreti e mirabili protagonisti culturali del ventesimo secolo, comincia da un senso dell’arte che ha coordinate ben precise: “Originalità, invenzione, armonia, concisione, complessità e meravigliosa insincerità” sono i campi delimitati dalle sueIntransigenze e applicabili a tutte le forme d’espressione. Su cui Nabokov ribadisce le sue idee a colpi di sciabola, senza titubanze: l’arte basta a se stessa, non può essere una terapia, non deve inventarsi applicazioni e destinazioni. E’ un mistero e tale rimane. A maggior ragione la scrittura e qui Nabokov è ancora più preciso eintransigente: “Non mi prefiggo scopi sociali, né messaggi morali; non ho idee generali da sfruttare, mi piace semplicemente comporre enigmi con soluzioni eleganti”. In questo e in molti altri accenni di cui è disseminato Intransigenze che sanno di falsa modestia o comunque di felice insincerità, Nabokov è abile maestro nell’elaborare un labirinto che poi porta sempre all’essenzialità del gesto. Potrebbe essere la cattura e la conoscenza di un lepidottero o la perfezione di una frase, il concetto è lo stesso: “Quando compongo una cosa non mi propongo alcuno scopo, se non quello di comporla. Lavoro sodo, lavoro a lungo, su un corpo di parole, finché non mi concede completo possesso e completo piacere. Se il lettore deve lavorare a sua volta, tanto meglio”. La ricchezza di Nabokov è nella sua visione della letteratura come orizzonte che comprende la poesia e/o la prosa, lettura come scrittura, anzi la lettura prima di tutto. Intransigenze è evidente, in questo quando, in una delle interviste raccolte nella parte iniziale, Nabokov dice: “La realtà è una faccenda molto soggettiva. Non saprei come definirla, se non come una sorta di graduale accumulo di informazioni; e come specializzazione”. Il carattere di Nabokov è rigoroso perché contiene moltitudini. Non ci si può permettere confusione o sciatteria con una formazione così vasta e tesa in continuazione a riconoscere quel “brivido alla spina dorsale”, l’ultimo e più importante elemento critico utile a una lettura non superficiale, vale a dire a “rivelarvi davvero ciò che l’autore provava e voleva farvi provare”. Le sollecitazioni delle sue Intransigenze sono continue e profonde: il trasporto per la letteratura è totale, incondizionato e caleidoscopico; le sue prese di posizione, che non sono mai casuali, sono sempre ribadite con una bella forza. Nabokov oltre a essere un grande scrittore è anche questo, come rivela Intransigenze: un raffinato cultore del pensiero, che ha vissuto con una scienza tutta anche la lettura, oltre alla scrittura: “Sono sempre stato un onnivoro consumatore di libri, e ancora oggi, come da ragazzo, la visione della luce del comodino su un livre de chevet è una promessa di gioia e una stella che mi guida per tutta la giornata”. Un bell’impegno. 

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