lunedì 18 luglio 2011

Philip Dick

Per una ragione non meglio spiegata, ad un certo punto, intorno al 1986, il tempo ha cominciato a scorrere In senso inverso, proprio come recita il titolo di questo inquietante romanzo di Philip K. Dick. I morti risorgono, la gente vomita invece che mangiare, quindi dice merda al posto di cibo e viceversa, come è naturale e logico che sia in un contesto ribaltato: non è soltanto il tempo ad andare al contrario, ma tutta la vita. Nel 1998, anno in cui è ambientato In senso inverso, la Fase Hobart, il principio su cui si regge tutto il romanzo, giunge al culmine con la rinascita dell’Anarca Peak, un leader spirituale di colore dal carisma infinito. Attorno a questo evento si sviluppa in modo esponenziale l’intreccio di passioni, interessi, risvolti storici di In senso inverso. Non tutto però va al contrario: nella Los Angeles e nel mondo di In senso inverso la burocrazia, la sete di potere e le conseguenti lotte intestine alle istituzioni, una dilagante solitudine, persino una certa latente disinformazione (riassunta in un lapidario: “Tutto ciò che sappiamo lo leggiamo sui giornali”) appartengono di diritto alla realtà. Non che ci sia una qualche forma di condanna o una morale nello scorrere di In senso inverso, anche perché come scriveva lo stesso Philip Dick nel monumentale Mutazioni “lo scrittore non ha alcuna autorità morale; non più del pubblico, comunque, e spesso meno di questo. Quale morale può mai insegnare? Quel che può fare è presentare le proprie idee”. Scritto nello stesso periodo di Ma gli androidi sognano pecore elettriche? a cui come è noto si è ispirato Ridley Scott per Blade Runner, In senso inverso di idee ne offre una valanga, a partire dai diversi e numerosi registri con cui Philip Dick incolla il lettore alle pagine fino all'atmosfera generale del romanzo, gotica e densa di riferimenti che diventano basi importanti per qualsiasi percezione del futuro, sia essa fantascientifica o meno. Non ha mai avuto la paura di confrontarsi con i problemi etici, filosofici o soltanto tecnici e razionali che lo sviluppo tecnologico impone ed anzi, alcune sue visioni hanno anticipato di diversi anni soluzioni scientifiche e catastrofi tecnologiche (con punte di vera e propria profezia, perché nel 1981 in Predizioni scriveva: “1985. Intorno a questa data, o prima, si verificherà un incidente nucleare di proporzioni gigantesche, in Urss o negli Stati Uniti, in seguito al quale verrano chiuse tutte le centrali nucleari” e almeno per quanto riguarda la prima parte della previsione ha centrato il bersaglio) e interpretando con ammirevole lungimiranza parecchi temi scottanti quali la manipolazione genetica o la clonazione, oggi di dominio pubblico. In senso inverso ne sfiora altrettanti e d’altra parte conferma che la scrittura permette di modificare il tempo. Come diceva Philip Dick (ancora in Mutazioni): “Quel che mi importa è scrivere, l’atto di produzione del romanzo, perché mentre lo sto compiendo, in quel momento particolare, vivo davvero nel mondo di cui sto scrivendo”. L’unico che conta.

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