mercoledì 4 maggio 2011

Kurt Vonnegut

Nelle short stories Kurt Vonnegut ha una verve particolare, che si traduce in uno stile ancora più tagliente del solito. E’ naturale che la condizione ristretta non gli permetta di approfondire e allargare le sue visioni e basta pensare a Piano meccanico, un romanzo che trova più di un punto di contatto in Benvenuta nella gabbia delle scimmie. Quello che è sempre ammirevole nella scrittura di Kurt Vonnegut è che, in qualsiasi condizione, romanzo, racconto e persino manuale per aspirante scrittore (la felice coda di Benvenuta nella gabbia delle scimmie) si mantiene in equilibrio tra l’ironia (sempre pungente), una certa leggerezza nella forma e la costante profondità dei temi e dei soggetti. Dovendo muoversi in recinti limitati, gli bastano una frase, poche righe, una battuta per identificare un personaggio, come succede in Miss Tentazione, uno dei racconti miglior di Benvenuta nella gabbia delle scimmie in cui la protagonista viene presentata così: “Il destino gli aveva improvvisamente dato un pubblico, e una circostanza su cui aveva molte cose amare da dire”. La rapida descrizione di Miss Tentazione può essere parafrasata per svelare l’inesauribile fonte di ispirazione di Kurt Vonnegut che ha sempre avuto tantissimo da dire su un paese, per non dire una civiltà, in cui “un’occasione è una convertibile ultimo modello, un abito nuovo, e venti dollari”. Come si raggiunge un tale livello (grandissimo) di conoscenza e proprietà della scrittura lo si scopre arrivati in fondo a Benvenuta nella gabbia delle scimmie dove Kurt Vonnegut inaugura l’appendice Come scrivere con stile con il solito disincanto: “Non ho teorie sulla scrittura che potrebbero essere di aiuto agli altri. Quando scrivo divento semplicemente ciò che sembra che io debba diventare”. E’ solo un piccolo trucco perché invece invece qualche idea ce l’ha e anche in questo caso con una velocità tutta sua riesce a concentrare i consigli sullo stile (“Il vostro stile vincente deve partire dalle idee che avete in testa”), sui temi (“Trovate un argomento che vi sta a cuore e di cui dentro di voi sentite che dovrebbe importare anche agli altri. Il più irresistibile elemento del vostro stile sarà proprio questa sincera passione, e non i vostri giochi linguistici”), sulla forma (“La semplicità della lingua non è solo stimabile, probabilmente è addirittura sacra”) e sulle precedenze da prendere e da dare davanti a un foglio bianco “La vostra eloquenza dovrebbe essere al servizio delle idee che avete in testa”). Fin qui gli avvisi per gli scrittori, peraltro condivisibili. Dove Kurt Vonnegut va oltre è nella riconoscenza e nell’attenzione ai diretti interlocutori, i lettori, senza i quali non esiste nemmeno la scrittura. Con Benvenuta nella gabbia delle scimmie giunge una generosa sponda: “I lettori vogliono che le nostre pagine assomiglino il più possibile alle pagine che hanno già visto. Perché? Perché anche loro hanno un lavoro duro da fare, e hanno bisogno di tutto l’aiuto che possono ricevere da parte nostra”. Perfetto. 

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