domenica 29 maggio 2011

Jack Kerouac

Jack e Neal partono dopo aver ascoltato The Hunt di Dexter Gordon con il vento del sassofono che li spinge euforici: “Eravamo tutti felici, capivamo che ci stavamo lasciando alle spalle confusione e sciochezze per svolgere l’unica e nobile funzione che avevamo a quel tempo, andare”. Il viaggio diventerà Sulla strada che a sua volta ha avuto una storia complicata, riflesso della sua identità incompleta e infinita. Infinita proprio perché incompleta, indefinita, non raffinata. Un viaggio che puntava soprattutto verso nuove dimensioni mentali, piuttosto che in cerca di destini topografici, come ha capito per tempo Henry Miller, che ha detto: “La nostra meta non è mai stata un luogo, piuttosto un nuovo modo di vedere le cose”. Jack Kerouac butta giù tutta una serie di “schizzi” e Sulla strada prende forma da “un romanzo poetico, o meglio, un poema narrativo, un epos a mosaico” e ben preso si evolve “una convenzionale rassegna narrativa di viaggi sulla strada ecc. in un’ampia e multidimensionale evocazione caratteriale conscia e inconscia”. Le esperienze “on the road”, le visioni di Neal (Cassady) e i tormenti di Jack (Kerouac) mezzo secolo fa diventarono un “rotolo” battuto a macchina senza soluzione di continuità con l’idea che “qualcosa ne sarebbe venuto fuori comunque. Si può sempre andare oltre, un po’ più in là---non si finisce mai”. Anche il “rotolo” che ormai appartiene alla leggenda di Sulla strada è in realtà un collage di fogli e nastro adesivo e per giungere nella sua forma naturale sono dovuti passare cinquant’anni. Prima, Sulla strada ha dovuto subire tagli & ritagli e ritrovarsi “migliaia di virgole inutili” perché in una suite jazzistica la punteggiatura non esiste e Jack Kerouac aveva altri punti di riferimento: “E allora io avevo parecchie simpatie romantiche, e sospiravo alla mia stella. Il nocciolo della questione è, si muore, si muore e basta, eppure si vive, sì si vive, e non è una frottola di Harward”. Lontano dalle accademie, l’inno alla libertà intonato da Sulla strada è stato celebrato e vituperato nello stesso modo e la sua influenza è stata più importante e in molti casi fondamentali altrove rispetto all’esperienza letteraria, per quanto si tratti di uno dei romanzi più coraggiosi e rivoluzionari del ventesimo secolo. Come il suo autore, Sulla strada è complesso & contradditorio e va letto in tutte le sue sfumature, anche a costo di riscoprire un Jack Kerouac che dice: “Credevo fermamente in una buona casa, in una vita sana e corretta, nel buon cibo, nel divertimento, nel lavoro, nella fede e nella speranza. Ho sempre creduto in queste cose. E con un certo stupore mi resi conto di essere una delle poche persone al mondo che credevano davvero in queste cose ma non andavano in giro a farne una tediosa filosofia borghese. All’improvviso mi ritrovai con un pugno di stelle impazzite in mano e nient’altro”. Più di altre frasi famose e citate in questo frammento del “rotolo” c’è tutto Jack Kerouac, anche il futuro, il suo e quello di una generazione di beati e battuti.

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