venerdì 8 ottobre 2010

Mark Leyner

Istruzioni per l'uso: Mark Leyner è uno scrittore nel vero senso della parola, e cioè un operaio del linguaggio, un acrobata delle frasi, un fenomeno della natura letteraria, un ventriloquo del punto e virgola. Quindi, chi va in cerca di romanzi consolatori, di biografie più o meno elegiache, di politici che scrivono libri facendosi intervistare da giornalisti che sono deputati che non sono mai in parlamento perché devono intervistare politici che scrivono libri, e il cerchio qui si chiude per il momento, lasci perdere. Mark Leyner, classe 1956, un passato da poeta e copywriter, un presente da marito e da affermato romanziere è una sorta di proiezione futuristica e reale delle visioni di William Seward Burroughs, l'Omero della letteratura americana moderna. La sua ossessione, il linguaggio, è al centro di tutto il lavoro, anzi, è l'epicentro per veri e propri terremoti grammaticali che ribaltano i consueti schemi narrativi. “A me interessa tutto quello che succede nel mondo: sono come un satellite, ho una grossa antenna, ogni giorno immagazzino le notizie” ha detto in un'intervista a Fernanda Pivano che, non la dimenticheremo mai, a suo tempo era riuscita a farlo tradurre, e se l'idea dello scrittore come un’antenna nello spazio e nel tempo sempre pronta a nuove ricezioni non è nuovissima (il precursore in questo senso è stato Ezra Pound) rende bene l'idea del lavoro di Mark Leyner. Che è uno zapping folle attraverso lo strumento della scrittura, una sorta di patchwork linguistico che supera ogni schematismo postmoderno per approdare ad una formula innovativa ed eccitante. Cosa raccontino i suoi libri (Mio Cugino, Il Mio Gastroenterologo e Ehi Tu, Baby tra gli altri) è difficile da dire. Sembrano storie ingoiate da qualche folle mostro alieno, vomitate per eccesso di vocabili incomprensibili e ricomposte in una salsa sintetica. E' chiaro che si tratta di un menù forte, adatto a gusti abituati agli sbalzi di temperatura e ai sapori piccanti, ma ne vale la pena, perché la forma, lo stile, per quanto folli, sghembi e scombinati possano sembrare a prima vista, sono proprio suoi, unici, perfettamente identificabili. Un esempio solo (a voi il piacere della scoperta), tratto da Mio Cugino, Il Mio Gastroenterologo : “Come può essere terribilmente doloroso rimembrare la gioventù. La gente che amavamo sembra attraversare i nostri cuori (come le macchioline oculari che vagolano per il campo visivo), tormentandoci con la prossimità della loro impossibilità”. E' proprio così: tra linguaggi medici, elenchi di progetti, frammenti di storia, schemi matematici, vocabolari tecnici i romanzi di Mark Leyner prendono forma verso immense babeli che sono forse la più pungente rappresentazione della nostra (ormai incomprensibile) realtà. Con un ritmo che definire rock'n'roll è poco, un gusto da paroliere nato e un'ironia spettacolare che è forse la parte migliore di Mark Leyner, di suo cugino, di tutto lo staff e di quel mucchio di pazzi furiosi che scoprirete leggendo i suoi libri.

 

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