giovedì 27 maggio 2010

Jack Finney

Il viaggio nel tempo è un mito che ha alimentato moltissime invenzioni della narrativa e del cinema. La possibilità di incidere sugli eventi presenti e futuri, magari anche soltanto incidentalmente, attraversando qualche era del passato è sempre stato l'elemento di disturbo e il punto di non ritorno di tutti i viaggi nel tempo. Quello di Simon Morley, il protagonista del romanzo di Jack Finney, ha la formula e la statura del classico. La sua odissea dalla metà del ventesimo secolo verso la New York del 1882 è propiziata un po' dalla noia, un po' dalla curiosità ("Probabilmente l'istinto più forte della razza umana, ancor più del sesso o della fame, è la curiosità; il bisogno assoluto di conoscere. Vi sono persone che vi dedicano la vita intera, e la prospettiva di poter soddisfare la propria curiosità può essere un'emozione fra le più eccitanti") e un po' dal senso civico visto che la proposta di andare Indietro nel tempo gli arriva direttamente dall'esercito degli Stati Uniti d'America. Un progetto segretissimo i cui obiettivi non sono del tutto chiari, ma che Jack Finney si premura di rendere credibile: non c'è alcun scienziato allucinato, nessun macchinario fantascientifico, niente varchi tra spazio e tempo. Piuttosto emergono le diatribe tra le esigenze del progetto e il controllo dei finanziamenti, i consueti scontri tra politici e militari, le titubanze e gli entusiasmi. I tentativi di spedire qualcuno a ritroso nel tempo prevedono un viaggio nella Parigi del 1451, uno tra le trincee sul finire della prima guerra mondiale, altri ancora nel North Dakota del 1924 o a Denver nel 1901 e poi, quello di Simon Morley, nella New York del 1882. Gli strumenti, molto plausibili, sono ricercatissime ricostruzioni degli ambienti dell'epoca, lo studio dei gerghi e delle lingue come si parlavano, moltissimi libri e altrettante ore di lezione, e poi l'ipnosi e l'isolamento dei presunti viaggiatori in luoghi e scenari che hanno un solido legame con il passato. Simon Morley viene relegato in una stanza, appositamente adeguata, del Dakota, un edificio che è parte integrante della storia dell'architettura di New York. Chi mastica rock'n'roll e il suo immaginario fiuterà subito la puzza di bruciato perché il Dakota è anche quel palazzo stregato dove Roman Polanski ha girato Rosemary's Baby e dove John Lennon ha vissuto i suoi ultimi giorni. Non è necessario essere superstiziosi per capire che il salto nel tempo di Simon Morley non sarà del tutto indolore: la New York del 1882 (ricostruita egregiamente dalla scrittura di Jack Finney) è, naturalmente, molto diversa dal mondo attuale, però ci sono molti elementi in comune con il presente e sicuramente anche con il futuro. Simon Morley piomba proprio nel mezzo di una storia di corruzione per appalti pubblici (succede a New York nel 1882, ma non solo a New York, non solo nel 1882), di false fatturazioni e di ricatti che s'incrociano con un paio di storie d'amore, una che non decolla, l'altra che affiora, a sorpresa (e anche questo succede in tutte le ere). Tutto preso dalla sua parte, affascinato dal viaggio e dagli incontri, Simon Morley sembra dimenticarsi di essere in missione per conto del governo americano, ma viene presto chiamato a rispondere del suo operato. In un ultimo sussulto di dignità e di disgusto ("Io penso che le decisioni più importanti vengono prese da persone che non sanno nulla a loro volta. Agiscono in base a semplici convinzioni. Sono convinti che sia giusto e necessario avvelenare l'atmosfera con la radioattività. Sono convinti che dobbiamo usare le scoperte genetiche dei nostri scienziati per generare nuove e terribili malattie. E non si sognano nemmeno di chiedere il consenso al novantanove virgola nove per cento dei comuni cittadini") Simon Morley deciderà di seguire il suo istinto, ma questo è già parte del finale di Indietro nel tempo e merita di essere scoperto dai lettori. Un romanzo raffinato, seducente e molto intelligente che suggerisce più di un argomento per riflettere sulla nostra percezione del tempo e della realtà.

Nessun commento:

Posta un commento