martedì 25 maggio 2010

Harry Crews

Come già negli altri romanzi di Harry Crews anche la parabola di Lucidi corpi (nella bella traduzione di Massimo Bocchiola) affonda rapidamente nei peggiori istinti umani, esplorati fuggendo rigorosamente ogni considerazione moralistica. In fondo l'essenza centrale di Lucidi corpi è proprio quell'american dream, puoi diventare qualcuno, se lo vuoi davvero, che Harry Crews disseziona fino alle estreme conseguenze. A chi non ha istruzione e non ha alternativa tra andare a lavorare nei campi americani o partire per la guerra (c'è sempre un guerra a disposizione), resta il corpo come ultima possibilità e non c'è sport, se si può chiamare tale, più estremo e pericoloso del bodybuilding. Shereel Dupont alias Dorothy Turnipseed si sottopone così ad allenamenti massacranti e ad una dieta al limite dell'impossibile per raggiungere un sogno che è suo, ma ancora di più del suo allenatore, manager e uomo del momento. Lui, Russell Morgan detto Russell Muscle (attenzione ai nomi perché in questa storia ognuno ne ha due o tre a disposizione e hanno sempre una valenza ben specifica), un ex campione le riserva una disciplina granitica, militaresca e velata di un perverso sadomasochismo. Ecco un esempio pratico dell'educazione a cui sottopone la sua beniamina: "Tu, non parlare. Ascolta. In questa cosa devi metterci in cuore. Il tuo cuore. Devi lavorare. La vuoi, quell'acqua? Vuoi un bel cubetto di ghiaccio da succhiare. Sono per te, se te li guadagni. O te li guadagni o non li avrai". Tutto, anche il sesso, è sacrificato sull'effimero altare della gloria che ha il suo luogo d'elezione in un caotico albergo di Miami, il Blue Flamingo Hotel. Mentre il processo di avvicinamento al grande show finale di bodybuiling funziona secondo le ambizioni e le tabelle di marcia di Shereel Dupont e del suo pigmalione, ecco arrivare l'intera famiglia Turnipseed che, sangue del proprio sangue, vuole gustarsi la sua porzione di gloria. I southern accents dei Turnipseed (che tradotto significa semi da rapa) suonano come echi pericolosi e la loro presenza non è da meno: grassi, unti, dediti ad uno stile alimentare che è all'antitesi del bodybuilding (cibo preferito: pollo fritto in tutte le salse possibili; bevanda ideale ad ogni ora: Jack Daniel's come se piovesse) in un attimo generano scompiglio in tutto il Blue Flamingo Hotel. Anche perché alla famigliola si è aggregato Harry Barnes detto Nail Head, un personaggio esplosivo (proprio in senso letterale). Essendo stato il fidanzato di Dorothy Turnipseed prima di andare nel Vietnam, pensa di aver diritto a godersi, come gli altri, il momento di felicità famigliare. Solo che Dorothy Turnipseed è diventata Shereel Dupont e lui, nonostante le assicurazioni ("Io mi controllo sempre, cristo se mi controllo. E' 'sto mondo del cazzo, che il controllo non ce l'ha"), quel poco raziocinio che aveva (molto integro, sembra di capire, non lo è mai stato) l'ha perso nelle gallerie dove andava a caccia di vietcong. Dalla sua apparizione in poi, è facile intuirlo, la storia di Lucidi corpi degenera rapidamente fino alla devastante, imprevedibile raffica di eventi finale. Harry Crews tratteggia i personaggi in modo indelebile, con pochi ed incisivi particolari e poi li butta nella mischia, con un ritmo serrato e dialoghi taglienti. La sua lucidità sfiora il cinismo ma è equilibrata da molta e saggi ironia: non a caso, nel cuore di Lucidi corpi c'infila una love story tra un campione di bodybuilding, Billy Bat e la sorella di Shereel Dupont, Earline (Turnipseed, ovviamente). Lei trova in lui il principe azzurro dei suoi sogni e lui trova in lei tutto ciò che per i muscoli, la pelle e il bodybuilding si è negato: "pasticcini, braciole di maiale, pollo fritto, frollini madidi di burro" di cui lei, naturalmente, ha fatto incetta. Nel loro paradossale abbraccio si consuma tutto il mondo dei Lucidi corpi che è spiazzante nel tracciare una linea molto labile tra i vincitori e gli sconfitti, tra le vittime e i carnefici, tra il sogno e l'incubo (che, guarda caso, per Shereel Dupont hanno comunque la stessa colonna sonora: Streetfightin' Man dei Rolling Stones). Imperdibile.

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